mercoledì 24 febbraio 2010

Ninjutsu



Ninjutsu (arte dell'invisibilità) è la denominazione collettiva di un insieme di metodi spionaggio e strategia utilizzati sin dal cosiddetto medioevo del Giappone (1185 - 1625 circa).

La parola ninjutsu consiste di due parti:

nin (furtività, persistenza, pazienza), che in Giappone ha acquisito l'accezione ulteriore di "muoversi non visti" o "agire di soppiatto".
jutsu (arte)

Una traduzione possibile del termine ninjutsu è: "tecnica delle operazioni furtive". Qualche volta si incontra la grafia latinizzata ninjitsu, ma si tratta di una forma aberrata dello stesso termine diffusa soprattutto nei paesi angolosassoni. Il ninjutsu è ormai noto in Giappone e soprattutto in Europa come una delle antiche (koryu) Arti Marziali giapponesi. L'esperto per definizione nelle tecniche di ninjutsu è rappresentato nell'immaginario moderno dal Ninja.

A partire dall'epoca Kamakura, dopo la graduale perdita di potere della casa imperiale incentrato attorno alla figura del Tenno i governatori provinciali, un tempo incaricati dall'imperatore stesso, divennero indipendenti e cominciarono una escalation militare che porterà a diverse guerre tra feudi (kuni, un tempo semplici giurisdizioni civili) e al succedersi di reggenti guerrieri (Shogun) alla guida del paese, solo nominalmente investiti dall'imperatore. È nell'epoca degli scontri più accesi tra diversi signori della guerra (daimyo), il periodo noto come dei "Feudi Combattenti" (Sengoku) che si renderanno sempre più necessarie mansioni spionistiche di militari addestrati e strategie sempre più sofisticate. Sembra che i maggiori esperti nella guerriglia fossero i signori di alcune aree geografiche remote e non politicamente forti, come Iga e Koga, che dovettero proteggersi con sistemi di intelligence piuttosto che con il dispiegamento di grandi armate. Ne sarebbe una prova il fatto che dopo l'unificazione del paese da parte di Tokugawa Ieyasu nel 1601, che darà inizio ad un Era relativamente pacifica fino alla restaurazione Meiji, egli stesso ed i suoi successori si avvalsero del servizio di alcuni uomini discendenti delle famiglie di Iga e Koga, impiegati come guardie, poliziotti e spie. In realtà la dottrina militare (bujutsu) trasmessa in diverse scuole antiche, talune ancora esistenti, contiene spesso un repertorio di tecniche di guerriglia e spionaggio chiamato Ninjutsu. D'altra parte il sistema tipico di trasmissione delle varie conoscenze tecniche nei clan giapponesi, attraverso una tradizione prettamente orale e un insegnamento diretto delle varie conoscenze, fa si che la comprensione attuale di queste arti sia a volte dubbia e debba fare i conti con interpolazioni e leggende.

Con alcune eccezioni, dovute al tentativo di alcuni maestri di dare vita a nuovi sistemi di Arti marziali giapponesi basati su queste tecniche, il Ninjutsu è praticato marginalmente e più spesso come complemento tecnico e teorico nel contesto di discipline marziali tradizionali e definisce ormai esclusivamente le tecniche utilizzate nel passato feudale giapponese



La figura storica dei ninjia

I ninja portavano abiti neri per la notte e abiti di colore marrone-cachi per le ore del giorno: lo sappiamo grazie ad esemplari autentici conservati nel museo Ninja di Iga-Ueno. Erano esperti di arti marziali e la preparazione fisica meticolosa occupava gran parte della loro giornata: uno degli esercizi più in voga era quello di saltare di ramo in ramo roteando il corpo attorno al fulcro costituito dalle braccia tese. All'occorrenza, poi, un Ninja poteva fungere da sicario e compiere un omicidio mirato, ma mai una strage, come alcuni cruenti videogiochi o telefilm ci hanno abituato a vedere. Essi, poi, non erano soltanto delle spie. Oltre allo spionaggio vero e proprio, costoro erano esperti di sabotaggio, tortura, ed appunto, l'eliminazione fisica degli avversari (omicidio mirato), azioni tipiche dei commando. Praticavano le arti marziali ai livelli più eccelsi. Erano, in breve, polivalenti. Non di rado, avevano compiti di polizia per il mantenimento dell'ordine pubblico, oppure costituivano una specie di servizio segreto alle dipendenze del daimyo locale. Infine, spesso, erano pure investiti del compito di guardia del corpo dello shogun: una specie di guardia pretoriana nipponica.[1]. I Ninja operarono dal 1185 circa alla fine dello shogunato, nel 1868, quando ebbe termine il cosiddetto "Medioevo giapponese". In realtà essi non smisero di esser addestrati, ma il loro utilizzo divenne maggiormente "mirato" e la loro preparazione venne rigorosamente e meticolosamente organizzata a livello centrale da parte dello Stato: diminuirono di numero, ma la qualità delle loro prestazioni aumentò notevolmente. Ad esempio, a differenza di quanto avveniva nei secoli precedenti, a partire dal 1890 essi erano obbligati ad imparare una o più lingue straniere. Figure di agenti infiltrati nelle linee nemiche con caratteristiche identiche a quelle dei Ninja sono state descritte dalle fonti dell'esercito zarista durante la Guerra russo-giapponese, e precisamente nelle battaglie del Fiume Yalu, di Mukden e durante l'assedio di Port Arthur. Inoltre, siamo abituati allo stereotipo del guerriero Ninja armato di una sciabola, la Katana, tipica del samurai. In realtà, l'armamento dei Ninja era quanto mai variegato e scelto in base alla tipologia di missione che in quel particolare frangente era da compiere [2]. Pertanto, oltre alla katana, esisteva un arsenale composto da archi e dardi, giavellotti, pugnali, e via discorrendo. Nella fattispecie entravano nel loro corredo:

* la Katana (sciabola)
* la Ninjatô anche chiamata Shinobi-to (un particolare tipo di spada a profilo dritto e più corto rispetto alla tradizionale katana);
* il Bō (un bastone molto lungo);
* la Wakizashi (spada corta, ad un solo filo);
* il Kunaï (un coltello in metallo atto a scavare piccoli buchi nel terreno, all'occorrenza utilizzabile anche come dardo da lancio)
* le Shuriken o shaken (letteralmente lame volanti sia di forma circolare sia oblunghe. Sono note come "Le stelle dei Ninja")
* le Bo-Shuriken chiodi lunghi 20 - 30 centimetri da posizionare negli spazi interdigitali per poter esser lanciati);
* la Kaginawa (ancorette unite ad una corda, sia da lancio, che per arrampicarsi);
* la Kamayari (una picca con arpione);
* la Kusarigama (falcetto con una catena attaccata all'incrocio tra lama e manico. la catena aveva anche un peso all'altra estremità);
* i Manrikigusari (coppia di piccoli pesi posti all'estremità di una catena)
* i Mizugumo (dei galleggianti per attraversare pozze d'acqua);
* il Tanto (tipico coltello da uso quotidiano giapponese)
* le Ashiko (calzature chiodate);
* il Tekagi e la sua variante, il Shuko (bracciali puntuti e pugni di ferro anch'essi puntuti);
* il Jô (una spenga);
* la Fukumibari (una cerbottana);
* le Makibishi (chiodi a quattro punte da disseminare sulle strade) e le loro varianti, le Tetsubishi (dardi a quattro punte per egual fine);
* la Naginata (una alabarda);
* il Kyoketsu Shogei (un corto pugnale con paramano curvo che dà la forma di un arpione, dotato di una lunga corda con al termine un anello metallico);

Entrarono, in tempi recenti (a partire dal 1700) anche armi da fuoco (piccoli obici quali gli Ōzutsu) e granate Metsubushi (目潰し, "Chiudi occhi", ovvero piccole bombe dirompenti a carica metallica). In pratica, i Ninja non ebbero in alcuna epoca quell'alone di guerrieri dalle caratteristiche "soprannaturali" che il cinema ci ha da sempre mostrato. Semplicemente, essi erano una casta di guerrieri che operavano in genere singolarmente ed il cui teatro d'azione era talmente vasto che poteva andare dalla semplice raccolta di informazioni, all'omicidio su commissione.


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